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V. I Precetti di Anubi, Il Dio Cane

Anubi, l’unico vero Dio Cane, com’è ormai noto si fa i cazzi suoi, e non si è mai sognato di dire agli insignificanti animali umani come comportarsi. Osservando, però, una qualsiasi statua dove Anubi sia rappresentato come un Dio Cane, notiamo come Anubi stia tranquillo, silenzioso ma con le grandi orecchiotte dritte. 

L’illuminato coglie immediatamente il messaggio anubista: stai tranquillo, non rompere i coglioni, non abbaiare inutilmente ma ascolta con attenzione. In più, essendo un Dio non punitivo dobbiamo anche rilevare un messaggio di anubistica tolleranza.

Dalle precedenti osservazioni possiamo comprendere che i precetti del buon anubista dovrebbero essere i seguenti.

1. Adorare il Dio Cane suo

Anubi non è il Dio nostro: Anubi è il vero Dio, per cui non facciamo confusione. Non che noi non si possa adorare altri dei, ad Anubi non gliene frega un cazzo, ma solo l’adorazione di Anubi illumina; quella degli altri rende ignoranti.

2. Non rompere i coglioni

Più si fa casino, più si grida, più si rompono i coglioni al nostro prossimo e più accresciamo inutilmente la rottura di coglioni universale, che è già infinita di suo. Purtroppo ci sono quasi nove miliardi di abitanti sulla Terra, e se tutti si mettessero a rompere i coglioni, dalla Luna si sentirebbero i latrati e finirebbe che qualche mondo alieno ci denuncerebbe alla Federazione dei pianeti per molestie.

Il buon anubista capisce che non sarà lui a cambiare la vita ad altri sette miliardi di persone tramite divieti e obblighi. Se proprio vuol fare la sua parte, il buon anubista adora Anubi e pensa a raggiungere la sua propria illuminazione, cercando poi di portare il “verbo” agli altri umani.

Solo quando tutti gli umani saranno illuminati, cambierà davvero qualcosa.

3. Ascoltare 

Solo ascoltando comprendiamo, e solo comprendendo cresciamo. Solo crescendo possiamo sperare di “illuminarci”. Anche ascoltando cazzate, comprendiamo.

Quando il buon anubista si troverà a pensare: “Dio Cane ma quanto è ignorante costui?” (un po’ di adorazione non guasta mai) avrà compreso che l’ignoranza umana è infinita.

Attenzione, perché siamo tutti comunque e sempre ignoranti, per cui è meglio non giudicare. Bisogna semplicemente tollerare, perché è statisticamente certo che qualcun altro dovrà tollerare la nostra ignoranza.

4. Rifuggire l’ignoranza

È ormai chiaro che il buon anubista teme l’ignoranza, lavora per diminuirla il più possibile e invoca la Divina Trinità anubistica al fine di perseguire la Grande Saggezza anubistica. Oltre a un’ineluttabile ignoranza in senso tecnico, l’anubista evita di manifestare quella che definiremoignoranza relazionale”.

Per ignoranza normalmente s’intende il “non sapere”. Prescindiamo un istante da questo significato anche perché, se per ignoranza s’intende la mancanza di sapere, siamo tutti tecnicamente ignoranti.

Ne segue che, al limite, l’ignoranza è un concetto relativo per cui bisogna che esista un elemento di paragone. Alle volte sento parlare persone che, non avendo studiato, si definiscono ignoranti e non è corretto.

L’ignorante non è colui che non sa “in sé”. Posto che la conoscenza sia infinita, è matematico affermare che le possibilità che esista qualcuno che sa tutto siano zero. Siamo tutti ignoranti o, per essere più precisi, l’ignoranza di chiunque tende all’infinito.

L’ignorante è colui che manifesta di non sapere perché “ignora di non sapere”. 

Non è un caso che: “So di non sapere” fosse un motto caro al vecchio Socrate. È la manifestazione dell’ignoranza che rompe i coglioni, che dà “fastidio”. Infatti, possiamo definire “ignoranti” anche persone molto colte, sicuramente non anubiste, semplicemente perché nell’ambito di una conversazione gridano, non fanno parlare gli altri, s’incazzano e sono verbalmente aggressive. Possiamo definire ignoranti persone arroganti, maleducate, anche se tecnicamente sono relativamente colte. 

Perché “ignoranza relazionale” è, in sintesi, la “manifestazione” della stessa, ovvero un’incapacità di relazionare correttamente che molto spesso muove i suoi passi dalla sbagliata considerazione della propria posizione rispetto al prossimo. Il bambino che fa i capricci è un bambino; l’adulto che fa i capricci è un ignorante, perché non sa che è adulto e non gli è più scusato di fare il bambino. 

Chi grida per avere ragione può essere ignorante 4 volte:

  • ignora di dar fastidio;
  • ignora che potrebbe aver torto;
  • ignora che relazionare dovrebbe essere un piacere;
  • ignora, e questa è la cosa più grave, che non si comunica per aver torto o ragione ma per aumentare la nostra saggezza, elaborando nuove informazioni e punti di vista diversi dai nostri.

Odiare tutti, non tollerare alcunché, lamentarsi di tutto sono altre manifestazioni tipiche di questa “ignoranza”, che è in sintesi l’assoluta manifestazione del fatto che l’umano nasce con testa di cazzo.

Se uno, adorando Anubi, capisse di non aver alcun diritto in più degli altri, o meglio di non averne nessuno, comprenderebbe che odiando tutti odia se stesso, non tollerando non tollera se stesso, lamentandosi di tutto si lamenta di se stesso.

Infatti,  “gli altri” che lui definisce “tutti stronzi” lo emarginano dalla vita sociale. In sostanza questa ignoranza sociale potrebbe essere definita, con una buona approssimazione, mancanza di saggezza; l’ignoranza sociale è la prima manifestazione della mancanza di saggezza, che è una decisa manifestazione dell’assenza di Anubi.

N.B.: Nel caso dopo accanita discussione qualcuno dimostrasse di aver ragione, avrebbe la certezza di ignorare comunque. Quando uno impegna tempo e risorse per dimostrare che è vero ciò che dice ha buttato tempo e risorse, perché ha impegnato tempo per non imparare nulla. Potrà anche aver ragione, ma è stupido. Per questo Il Dio Cane propone silenzio e meditazione, riassunto nel detto: Ma taci, Dio Cane!”.

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