Inno Anubistico alla Vita (per chi ha capito che non c’è un cazzo da capire)
Di recente il Profeta ha ascoltato l’ennesimo grande fisico italiano — uno di quelli devastati dall’assurdità delle faccende quantistiche — che, con rara onestà, ammetteva che la “scienza” non sa un cazzo.
Un po’ per questo e un po’, forse, per la paura della morte che s’avvicina, si è costruito una nuova religione parlando di spirito, coscienza eccetera… tornando di fatto all’Uno di plotiniana memoria di 2400 anni fa.
Il Profeta non ne può più.
La storia dell’umanità comincia con l’invenzione degli dèi per spiegare ciò che non si riusciva a capire. Poi nasce la filosofia con l’obiettivo di spiegare il reale senza l’uso degli dèi. Ma ecco che gli dèi diventano l’Uno, le monadi, il mondo delle idee, i numeri, l’energia cosmica…
Cambia la forma, non la sostanza. L’umano deve sempre inventarsi qualcosa di divino.
Un po’ per la paura della morte. Un po’ per giustificare la propria ignoranza.
Qualche filosofo ha provato davvero a spiegare all’umano cosa sia. Ma sono stati subito bollati come “nichilisti”.
Anche in ambito scientifico, diversi scienziati, messi di fronte alla loro nullità — perché ignoranza vuol dire nullità — hanno reagito rifugiandosi in discorsi di spirito, coscienza e “qualcosa oltre”.
Come riportato da Nietzsche ne La nascita della tragedia, Sileno — il compagno saggio e ubriaco del dio Dioniso — alla domanda del Re Mida su cosa fosse meglio per l’uomo, risponde:
“O infelice razza effimera, figli del caso e della fatica, perché mi costringi a dirti ciò che è meglio non sapere?
La cosa migliore per te è irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere nulla.
Ma la seconda cosa migliore per te – è morire presto.”
Questa affermazione non è nichilista, né pessimista. È, al contrario, liberatoria.
Nel Sacro Tomo si spiega bene la nullità dell’umano. Ma proprio da lì nasce la libertà:
Solo quando gli umani saranno perfettamente coscienti della loro nullità, potranno essere liberi.
Con risposte alla morte, sono nate religioni. Con risposte alla nullità dell’uomo, sono nate ideologie.
In entrambi i casi, solo balle.
No, caro Adepto, non hai nessun diritto. Zero assoluto.
Se nasci sfigato, in un posto con gente che vuole ammazzarti, il tuo unico diritto è crepare. Di fame, di malattia, o sotto una bomba. Se sopravvivi, vieni deportato perché la tua terra “serve a loro”.
Questa è l’umanità.
Tutti i discorsi sui “diritti” e sui “paradisi” sono solo strumenti per addomesticare i pecoroni.
Il Profeta oggi è triste? Tutt’altro.
Quando finalmente si comprenderà che la vita non ha senso, si smetterà di buttarla cercandone uno.
Quando si capirà che l’umano non esiste (come entità privilegiata), e che non ha nessun diritto predefinito, allora potrà vivere davvero. Senza massacrare altra gente che pensa di avere diritti diversi.
Il buon Anubista comprende che la vita è qui ed ora (cit.), non dopo, non altrove.
C’è un solo vero nemico: il tempo.
- “Panta rhei” di Eraclito.
- L’“impermanenza” del Buddha.
- Il Dio Tempo, Cronos, che divora i suoi figli.
La storia è piena di tentativi di dire la stessa cosa: il tempo ti consuma.
E allora, compreso che la vita è quella che è, e che il tempo è il grande distruttore, il buon Anubista non la spreca.
Non rincorre stronzate.
Non si impone obblighi o sensi di colpa.
Pensa solo ad aumentare la propria Qualità della Vita, il mitico QVA, godendosi ogni secondo — ovviamente rispettando il secondo precetto: non rompere i coglioni.
Quando l’Adepto comprenderà che tutto ciò che ha letto non è triste, né nichilista, ma è il primo vero Inno alla Vita e alla Libertà, allora potrà dire di aver messo ottime basi per aumentare il proprio QVA™.
Ora va’, adepto, vivi libero, fai ciò che ti pare “qui ed ora” e non perdere altro tempo.
Anubi ti guarda… anche se si fa i cazzi suoi.
Il vecchio rincoglionito Profeta.